Lo scorso fine settimana con parte del Gruppo F-Aurea siamo andati ai Fori Imperiali, nell’area archeologica del Palatino a Roma. Ormai ci andiamo tutti gli anni, è un modo per continuare a studiare, dal punto di vista eterico e mitologico quel mondo antico che ci ha lasciato molto, sia culturalmente, sia etericamente. Lo studio di due templi in particolare il Pantheon ed il Tempio dedicato a Venere & Roma, o meglio delle Forze Animate che dopo duemila anni ancora vi dimorano e di come questo sia possibile ci ha insegnato molto, ma c’è ancora tanto da poter scoprire.

In questo articolo voglio approfondire alcuni aspetti legati ad una nostra recente scoperta, ovvero l’impronta divina nel tempio di Castore e Polluce.

Bisogna però partire da un presupposto, spiegato negli articoli “Quando un simbolo decade e viene riscritto” in particolare il quinto della serie. Questi:

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Analisi Eterica dell’Ankh.

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Parte II.

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Parte III Elementali.

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Parte IV Enti Divini.

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Parte V Teurgia.

Tale presupposto riassunto è che la civiltà romana è stata in grado di realizzare delle opere eteriche permanenti, definite appunto animazioni teurgiche, le quali perdurano nel tempo, e se non “utilizzate” tendono soltanto a disattivarsi, senza mai realmente cancellarsi, a differenza del resto delle opere eteriche.

Nel Tempio dedicato a Castore e Polluce, i dioscuri, (sui quali si potrebbe scrivere molto dato che sono la base mitologica del segno zodiacale dei Gemelli.) in tanti anni di studi e test non abbiamo mai rilevato nulla, tanto che ritenevamo che l’area fosse semplicemente stata o “non animata” per cui venuto a mancare l’apporto “di energia” dato dai riti, l’impronta sacra del luogo si fosse spenta. Oppure che fosse stata cancellata dai cristiani in epoca medievale.

È noto ad esempio che durante il medioevo, dato che le statue degli Dei antichi piangevano e parlavano, vennero eseguite molte opere di esorcismo delle stesse, fino a farle tacere. Eh, se la Madonna piange è un miracolo, ma se a piangere è Venere meglio mettere tutto a tacere, che magari qualcuno si fa qualche domanda. (fonte: nascosta da qualche parte in “Essere Italiani” di Loris Viola, non essendo un articolo accademico ve la lascio così, che ritrovare un paragrafo in un libro di 462 pagine è dura).

Se in passato ci eravamo limitati a cercare l’aspetto che il numenico (il divino) lascia nell’etere ambientale, non trovandovi nulla, stavolta ho voluto provare a vedere se individuavo invece il suo ancoraggio. Quindi non la Forza del Dio vera e propria, come ad esempio si può percepire in alcune statue e templi. Ma la “porta”, il “segnaposto”, che è stato lasciato affinché il Dio si possa manifestare da quel tempio.

Non vi nego che ho provato un grande stupore nell’accorgermi che tale “porta” era rilevabile, anche se ormai talmente indebolita da apparire giusto come una debole traccia presente nella parte bassa del basamento del tempio. Al che ho coinvolto anche gli altri presenti e l’abbiamo analizzata, per ora almeno superficialmente. Così abbiamo potuto osservare tre qualità importanti di tale “porta”:

* Non sembra essere dedicata ai Dioscuri, se si prova infatti a verificare se la Forza Numenica (divina) che vi si dovrebbe manifestare è quella di Castore o di Polluce, o di entrambi la risposta è negativa.

* Vi viene percepita invece una natura legata alla fertilità dei campi, alcuni di noi vi hanno visto (in stato alterato di coscienza, detto meditativo, mentre la analizzavamo) immagini di campi e spighe di grano dorato.

* Allo stesso modo essa sembra portare la memoria del sangue, sacrifici o uccisioni. Ricordo poi che tale “porta” era abbastanza etericamente inquinata, in netta contrapposizione con il resto delle “porte” e delle vere e proprie Forze Divine che ancora sono percepibili nell’area sacra del Palatino, le quali invece sono molto consonanti (pulite).

Mancando il tempo per un analisi più approfondita abbiamo continuato la nostra visita. Ma giusto oggi mi son messo a ricercare le fonti storiche per capirci qualcosa, e con mia somma sorpresa scopro una citazione “il tempio veniva usato più per scopi civili e politici, come tribunale”, e poi “Giulio Cesare vi perorò la sua sua riforma agraria”.

Le parole Giulio Cesare e Riforma Agraria forse spiegano in parte ciò che abbiamo rilevato, perché?

Va premesso che l’imperatore romano così come prima di lui i re di Roma, erano sacerdoti, detti pontefici (latino. Pontifex. Colui che crea il ponte fra l’umano ed il divino). Questo perché Roma si fonda sulle antiche tradizioni indoeuropee dei Re-Sacerdoti. Il Re era quindi il primo sacerdote, nella cui figura si unificavano e pareggiavano tutti i culti – in quanto per Roma ogni culto ed ogni Dio andava preservato ed onorato. Tutti i culti erano alla pari in dignità gli uni con gli altri. E l’imperatore era colui che univa le genti ed i culti, per cui “tutti alla pari sotto l’imperatore”, in modo da mantenere una pax (pace, patto) umana e divina. (fonti: ricorstruzione da opere del Dumezil, Evola, Casalino, Guneon, L. Viola, Pighi, ed altri, che per i benpensanti sono un accozzaglia di brutte persone).

L’ipotesi che faccio è quindi la seguente:

E’ possibile che Giulio Cesare abbia realizzato una vera opera eterica, richiamando una Forza Divina per tutelare la sua riforma agraria? E che nel farlo abbia lasciato un importa di sé stesso, un collegamento per cui gli effetti eterici non prendevano dal Dio ma da Giulio Cesare stesso?

Come analizzato negli articoli precedentemente citati, se realizzi un opera eterica è fondamentale che essa sia del tutto slegata da te. Cosa di cui ormai comprendo che ben pochi osservano l’importanza. Perché in caso contrario sarai tu a dare potere a quell’opera per la sua realizzazione. Ed un conto è programmare un cristallo per far del bene a qualcuno, un altro è realizzare un opera a sostegno di una riforma che colpisce tutto un impero. La grandezza dell’opera richiede un consumo eterico esponenzialmente maggiore.

Se poi vogliamo riassumere in poche parole la riforma agricola di Giulio Cesare diremo semplicemente in termini moderni “ha tolto i campi alle multinazionali per restituirli ai piccoli agricoltori”, facendosi così molti nemici ricchi e potenti.

È possibile quindi che il sangue da noi osservato nella “porta” per il divino del tempio dei Dioscuri fosse in qualche modo legato all’assassinio di Giulio Cesare? Questo conferma che lui stesso era legato a doppia via all’opera eterica che aveva realizzato, e morendo lui si è sporcata l’opera stessa. Ma anche che il suo indebolimento, tale da permettere la sua destituzione, sia anche stato concausato dal dispendio di potenziale eterico che tenere in piedi tale opera gli richiedeva.

Può sembrare fantasia, eppure la prendo come un ipotesi che ci lascia con un importante lezione: mai impegnare sé stessi (la propria energia direte voi) nel realizzare opere eteriche. Ad esempio una disciplina che può essere considerata la nostra bisnonna è la radionica, ovvero l’utilizzo di disegni, circuiti e numeri, per creare effetti eterici. Tuttavia una lezione della radionica, per come ho avuto la fortuna di conoscerla quand’ero ragazzino, è proprio che è l’operatore a fare da batteria eterica, per far funzionare le macchine radioniche, fornendo un tot di forza ad esse.

Per cui l’operatore è sempre connesso e sostiene tali opere, al punto che ai suoi tempi ti spiegavano anche come ci fosse sempre un limite a quante opere radioniche l’operatore può mantenere attive, prima di vedersi letteralmente prosciugare il proprio campo eterico. Quando poi questo avviene, e l’operatore se ne accorge ecco che ha la possibilità di comprendere quale sia il suo limite, ed allenarsi per superarlo. Ma se lo ignora finisce con l’aprire la porta ad incidenti di varia natura (tamponamenti, furti, ecc..), in quanto si trova così ad avere meno risorse di una persona comune. La stessa cosa che avviene per diversi motivi quando pratichi a lungo con Forze molto celesti, che ti sradicano da terra (la chiave è mantenere il corretto equilibrio).. ma questa è un altra storia..

Questa è una lezione che abbiamo ben appreso, ma ipotizzare che sia successo persino ad un imperatore romano e riportarla alla memoria può solo far bene.

Manlio Di Donato.

Lo scorso fine settimana con parte del Gruppo F-Aurea siamo andati ai Fori Imperiali, nell’area archeologica del Palatino a Roma. Ormai ci andiamo tutti gli anni, è un modo per continuare a studiare, dal punto di vista eterico e mitologico quel mondo antico che ci ha lasciato molto, sia culturalmente, sia etericamente. Lo studio di due templi in particolare il Pantheon ed il Tempio dedicato a Venere & Roma, o meglio delle Forze Animate che dopo duemila anni ancora vi dimorano e di come questo sia possibile ci ha insegnato molto, ma c’è ancora tanto da poter scoprire.

In questo articolo voglio approfondire alcuni aspetti legati ad una nostra recente scoperta, ovvero l’impronta divina nel tempio di Castore e Polluce.

Bisogna però partire da un presupposto, spiegato negli articoli “Quando un simbolo decade e viene riscritto” in particolare il quinto della serie. Questi:

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Analisi Eterica dell’Ankh.

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Parte II.

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Parte III Elementali.

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Parte IV Enti Divini.

Quando un simbolo decade e viene riscritto: Parte V Teurgia.

Tale presupposto riassunto è che la civiltà romana è stata in grado di realizzare delle opere eteriche permanenti, definite appunto animazioni teurgiche, le quali perdurano nel tempo, e se non “utilizzate” tendono soltanto a disattivarsi, senza mai realmente cancellarsi, a differenza del resto delle opere eteriche.

Nel Tempio dedicato a Castore e Polluce, i dioscuri, (sui quali si potrebbe scrivere molto dato che sono la base mitologica del segno zodiacale dei Gemelli.) in tanti anni di studi e test non abbiamo mai rilevato nulla, tanto che ritenevamo che l’area fosse semplicemente stata o “non animata” per cui venuto a mancare l’apporto “di energia” dato dai riti, l’impronta sacra del luogo si fosse spenta. Oppure che fosse stata cancellata dai cristiani in epoca medievale.

È noto ad esempio che durante il medioevo, dato che le statue degli Dei antichi piangevano e parlavano, vennero eseguite molte opere di esorcismo delle stesse, fino a farle tacere. Eh, se la Madonna piange è un miracolo, ma se a piangere è Venere meglio mettere tutto a tacere, che magari qualcuno si fa qualche domanda. (fonte: nascosta da qualche parte in “Essere Italiani” di Loris Viola, non essendo un articolo accademico ve la lascio così, che ritrovare un paragrafo in un libro di 462 pagine è dura).

Se in passato ci eravamo limitati a cercare l’aspetto che il numenico (il divino) lascia nell’etere ambientale, non trovandovi nulla, stavolta ho voluto provare a vedere se individuavo invece il suo ancoraggio. Quindi non la Forza del Dio vera e propria, come ad esempio si può percepire in alcune statue e templi. Ma la “porta”, il “segnaposto”, che è stato lasciato affinché il Dio si possa manifestare da quel tempio.

Non vi nego che ho provato un grande stupore nell’accorgermi che tale “porta” era rilevabile, anche se ormai talmente indebolita da apparire giusto come una debole traccia presente nella parte bassa del basamento del tempio. Al che ho coinvolto anche gli altri presenti e l’abbiamo analizzata, per ora almeno superficialmente. Così abbiamo potuto osservare tre qualità importanti di tale “porta”:

* Non sembra essere dedicata ai Dioscuri, se si prova infatti a verificare se la Forza Numenica (divina) che vi si dovrebbe manifestare è quella di Castore o di Polluce, o di entrambi la risposta è negativa.

* Vi viene percepita invece una natura legata alla fertilità dei campi, alcuni di noi vi hanno visto (in stato alterato di coscienza, detto meditativo, mentre la analizzavamo) immagini di campi e spighe di grano dorato.

* Allo stesso modo essa sembra portare la memoria del sangue, sacrifici o uccisioni. Ricordo poi che tale “porta” era abbastanza etericamente inquinata, in netta contrapposizione con il resto delle “porte” e delle vere e proprie Forze Divine che ancora sono percepibili nell’area sacra del Palatino, le quali invece sono molto consonanti (pulite).

Mancando il tempo per un analisi più approfondita abbiamo continuato la nostra visita. Ma giusto oggi mi son messo a ricercare le fonti storiche per capirci qualcosa, e con mia somma sorpresa scopro una citazione “il tempio veniva usato più per scopi civili e politici, come tribunale”, e poi “Giulio Cesare vi perorò la sua sua riforma agraria”.

Le parole Giulio Cesare e Riforma Agraria forse spiegano in parte ciò che abbiamo rilevato, perché?

Va premesso che l’imperatore romano così come prima di lui i re di Roma, erano sacerdoti, detti pontefici (latino. Pontifex. Colui che crea il ponte fra l’umano ed il divino). Questo perché Roma si fonda sulle antiche tradizioni indoeuropee dei Re-Sacerdoti. Il Re era quindi il primo sacerdote, nella cui figura si unificavano e pareggiavano tutti i culti – in quanto per Roma ogni culto ed ogni Dio andava preservato ed onorato. Tutti i culti erano alla pari in dignità gli uni con gli altri. E l’imperatore era colui che univa le genti ed i culti, per cui “tutti alla pari sotto l’imperatore”, in modo da mantenere una pax (pace, patto) umana e divina. (fonti: ricorstruzione da opere del Dumezil, Evola, Casalino, Guneon, L. Viola, Pighi, ed altri, che per i benpensanti sono un accozzaglia di brutte persone).

L’ipotesi che faccio è quindi la seguente:

E’ possibile che Giulio Cesare abbia realizzato una vera opera eterica, richiamando una Forza Divina per tutelare la sua riforma agraria? E che nel farlo abbia lasciato un importa di sé stesso, un collegamento per cui gli effetti eterici non prendevano dal Dio ma da Giulio Cesare stesso?

Come analizzato negli articoli precedentemente citati, se realizzi un opera eterica è fondamentale che essa sia del tutto slegata da te. Cosa di cui ormai comprendo che ben pochi osservano l’importanza. Perché in caso contrario sarai tu a dare potere a quell’opera per la sua realizzazione. Ed un conto è programmare un cristallo per far del bene a qualcuno, un altro è realizzare un opera a sostegno di una riforma che colpisce tutto un impero. La grandezza dell’opera richiede un consumo eterico esponenzialmente maggiore.

Se poi vogliamo riassumere in poche parole la riforma agricola di Giulio Cesare diremo semplicemente in termini moderni “ha tolto i campi alle multinazionali per restituirli ai piccoli agricoltori”, facendosi così molti nemici ricchi e potenti.

È possibile quindi che il sangue da noi osservato nella “porta” per il divino del tempio dei Dioscuri fosse in qualche modo legato all’assassinio di Giulio Cesare? Questo conferma che lui stesso era legato a doppia via all’opera eterica che aveva realizzato, e morendo lui si è sporcata l’opera stessa. Ma anche che il suo indebolimento, tale da permettere la sua destituzione, sia anche stato concausato dal dispendio di potenziale eterico che tenere in piedi tale opera gli richiedeva.

Può sembrare fantasia, eppure la prendo come un ipotesi che ci lascia con un importante lezione: mai impegnare sé stessi (la propria energia direte voi) nel realizzare opere eteriche. Ad esempio una disciplina che può essere considerata la nostra bisnonna è la radionica, ovvero l’utilizzo di disegni, circuiti e numeri, per creare effetti eterici. Tuttavia una lezione della radionica, per come ho avuto la fortuna di conoscerla quand’ero ragazzino, è proprio che è l’operatore a fare da batteria eterica, per far funzionare le macchine radioniche, fornendo un tot di forza ad esse.

Per cui l’operatore è sempre connesso e sostiene tali opere, al punto che ai suoi tempi ti spiegavano anche come ci fosse sempre un limite a quante opere radioniche l’operatore può mantenere attive, prima di vedersi letteralmente prosciugare il proprio campo eterico. Quando poi questo avviene, e l’operatore se ne accorge ecco che ha la possibilità di comprendere quale sia il suo limite, ed allenarsi per superarlo. Ma se lo ignora finisce con l’aprire la porta ad incidenti di varia natura (tamponamenti, furti, ecc..), in quanto si trova così ad avere meno risorse di una persona comune. La stessa cosa che avviene per diversi motivi quando pratichi a lungo con Forze molto celesti, che ti sradicano da terra (la chiave è mantenere il corretto equilibrio).. ma questa è un altra storia..

Questa è una lezione che abbiamo ben appreso, ma ipotizzare che sia successo persino ad un imperatore romano e riportarla alla memoria può solo far bene.

Manlio Di Donato.

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